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Zapatero, sinistra spagnola e sindrome italiana.
Sulla stampa e’ il tormentone di primavera: quando e come, Jose’ Luis Zapatero annuncera’ la sua futura uscita di scena, e chi sara’ il suo successore? Il premier socialista, ai minimi storici nei sondaggi, e con lui il Psoe, ufficialmente non ha aperto bocca. Ma tutti nel palazzo della politica madrilena danno per scontato che lascera’ alla fine dell’attuale mandato, per le politiche del marzo 2012.
La data dell’annuncio era stata prevista giorni fa da diversi giornali per questo sabato, quando a Madrid si riuniscono i vertici del Psoe. Un appuntamento pero’ ritenuto improbabile dal segretario organizzativo del partito Marcelino Iglesias. E nel frattempo sui tempi dell’annuncio si e’ scatenata una sorda battaglia dentro il partito e fuori fra chi lo vorrebbe subito e chi invece spera intervenga solo poco prima delle politiche. Fra questi ultimi anche Emilio Botin, patron del Banco Santander e prossimo banchiere di Spagna (c’e’ chi dice anche l’uomo piu’
potente), che ha chiesto a Zapatero di rinviare fino all’ultimo minuto la corsa alla successione. Questo fra l’altro per evitare analogie in un momento critico con i mercati con il Portogallo, dove il premier socialista e’ dimissionario da una settimana, e che si trova sull’orlo del salvataggio Ue-Fmi. Con Botin si schierano anche i socialisti catalani, che sperano di piazzare alla guida del partito al posto dell’attuale premier il ministro della difesa Carme Chacon. Per un annuncio rapido, che faccia chiarezza e indichi un nuovo leader piu’ presentabile da offrire agli elettori, premono i baroni regionali del partito, che temono una batosta alle regionali e amministrative del 22 maggio, ma anche dirigenti degli altri partiti come il ‘governatore’ nazionalista della Catalogna Artur Mas. Allungare i tempi – e’ la scommessa dei catalani – potrebbe infatti indebolire la posizione dell’attuale favorito, il vicepremier e ministro degli interni Alfredo Rubalcaba, e dare piu’ chance alla candidata catalana. E in effetti il fatto di essere visto per il momento come il ‘quasi sicuro’ successore di Zapatero fa si che sulla sua schiena si piantino gia’ colpi di spillo ma anche di stiletto di avversari e concorrenti. Contro di lui gonfia la polemica sul ‘Caso Faisal’, dal nome di un bar nel quale durante le trattative del 2006 – poi fallite – fra il governo Zapatero e l’Eta, avvenne una ‘soffiata’ della polizia al capo di una rete di estorsione del gruppo armato basco,
avvertito del suo imminente arresto. Una operazione immaginata per non disturbare la trattativa. L’inchiesta sulle
responsabilita’ della soffiata si avvicina sempre di piu’ ai piani alti del ministero degli interni. La pubblicazione da parte di El Mundo ieri di note sequestrate all’ex-capo Eta Javier Lopez Pena, alias ‘Thierry’, arrestato in Francia, hanno reso ancora piu’ delicata la posizione di Rubalcaba. I documenti affermano che durante il negoziato il governo si impegno’ a dare ordine alle forze di sicurezza di non procedere ad arresti di uomini del gruppo armato. Il governo mette in dubbio l’attendibilita’ delle carte dell’Eta, Rubalcaba ha detto di essere ”orgoglioso” di quanto fece allora, ma il Partido Popular ora chiede le sue dimissioni per ”collaborazione con i terroristi”.
Umberto Laqualunque al Gala della Lega: Amici Miei, le origini.
LEGA: BOSSI,NOI IN POLITICA PER CAUSA,GLI ALTRI PER CARRIERA
”Quelli degli altri partiti vanno a fare politica come carriera e sono sempre uno contro l’altro: noi non siamo cosi’, siamo amici e per questo siamo sempre andati avanti”. Lo ha detto Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, parlando ad una festa del Carroccio dei 25 anni di presenza a Bergamo.
La notizia battuta nella serata di ieri ha già fatto il giro di tutte le stanze del potere romano, guadagnando ghigni allusivi e sfociando in sonore risate quando, affiancato da tutto lo Stato maggiore, Bossi ha ripercorso le tappe della storia del movimento pronunciando una massima memorabile, degna del miglior Antonio Albanese: ”Non ci siamo arricchiti – ha aggiunto – siamo rimasti quelli di sempre. Noi siamo gente che mantiene la parola”.
La cena di gala alla Fiera di Bergamo e’ stato lo spunto per Bossi per ripercorrere davanti a militanti e simpatizzanti la storia del Carroccio da lui fondato. Un applauso e’ scattato dai circa 2 mila invitati quando il ministro delle Riforme ha ricordato Daniele Vimercati, il giornalista scomparso che fu il primo biografo del senatur, professionista con il quale anche noi di Millecaratteri avuto il piacere e l’onore di lavorare.
”La prima volta a Bergamo – ha ricordato Bossi – ci venni portato da Vimercati, che faceva domande anche ‘stronze’, finte domande per rompere le balle alla gente, come quelle di Annozero. Fosse oggi qui – ha concluso – sarebbe a dirigere una delle reti Rai, perche’ era uno in gamba”. Fra le persone piu’ citate dal leader del Carroccio, sia come amico, sia come compagno di esperienza politica, e’ stato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, con cui Bossi ha condiviso l’addio della battaglia autonomista a Varese, sul finire degli anni ’70.
”Mi ricordo di quando andavamo a fare le scritte sui ponti dell’autostrada ed una sera, per sfuggire alla polizia, rovesciai un secchio di colla sulla macchina di Maroni, e la cosa fece arrabbiare sua mamma”, ha riso di gusto.
Amici Miei, le origini.
Senza Futuro (e Libertà)
Non sono ancora nati e sono già senza futuro. L’agenzia ANSA batte all’1:33 di oggi un lancio esilarante dal titolo “FLI: FINI NON SCIOGLIE NODO COORDINATORE, SI DECIDE IN MATTINA. SPACCATURA SU IPOTESI GUIDA BOCCHINO, CONTRARI URSO-VIESPOLI”.
Pare di leggere un dispaccio polveroso, recuperato dagli archivi della Prima Repubblica. Secondo indiscrezioni notturne, come si addice ad un congresso di un partito nato dalla scissione di un’altro partito aspramente criticato per la gestione personalistica del potere,
resta ancora tutta aperta la questione degli organigrammi di Fli, nonostante il lungo vertice convocato da Gianfranco Fini per cercare una soluzione unitaria sulla guida di Futuro e Liberta’. Vertice che arriva dopo i forti dissidi scatenati nei primi due giorni della Assemblea Costituente dall’ipotesi di una segreteria affidata ad Italo Bocchino. Il leader di Fli, dopo una giornata di aspri scontri dietro le quinte del congresso, si e’ visto costretto ad intervenire e a convocare, a cena nell’hotel milanese che lo ospita, i vertici futuristi per chiedere loro di privilegiare su tutto la compattezza e l’unita’, in un momento politico delicato come questo. Ma la soluzione unitaria, nonostante il richiamo del leader, al momento non c’e’. E Fini, che questa mattina chiudera’ l’Assemblea Congressuale, prima dovra’ sbrogliare la matassa. Resta sul tappeto l’ipotesi, fortemente contrastata, che a fare il coordinatore sia chiamato Italo Bocchino. Ma un gruppo di finiani, capeggiati da Carmelo Briguglio e Fabio Granata, potrebbero chiedere che a votare sia l’Assemblea Costituente. ”Il partito si spaccherebbe – avverte pero’ uno dei presenti al vertice serale – e sono gia’ pronti i ricorsi, perche’ l’Assemblea Costituente non e’ dotata di questo potere”. Una delle ipotesi circolate e’ stata anche quella di non nominare un coordinatore e congelare gli attuali assetti: Italo Bocchino e Pasquale Viespoli resterebbero capigruppo rispettivamente alla Camera e al Senato, Roberto Menia responsabile organizzativo e Benedetto Della Vedova portavoce, mentre non si sceglierebbe al momento un coordinatore unico, ruolo in precedenza di Adolfo Urso, ne’ un coordinamento collegiale.
Forti i malumori espressi soprattutto dal coordinatore in pectore Adolfo Urso e dal presidente dei senatori Pasquale Viespoli, che ha riunito i senatori futuristi annunciando a Fini possibili defezioni nel caso fosse scelto Bocchino per la guida del partito. Contrari alla nomina anche diversi coordinatori regionali. Sara’ Fini a decidere, prima di chiudere il primo congresso futurista, contrassegnato dalla forte spaccatura del suo gruppo dirigente.Senza Futuro.
Diamo i numeri
Dear Millecaratteri,numericamente non sei primo e forse neppure perfetto,ma certamente pratico ed equanime.A giudicare dalle cifre si rischia di confondere il reale con l’irrazionale,ma Pitagora ci insegna che è comunque meglio accettare i complessi che cadere,inseguito dai cilonei,in un campo di fave.Sulle coste italiche i numeri hanno in verità sempre avuto uno spessore e ancora oggi la tradizione del filosofo emigrato a Crotone si tramanda di C.d.A. in C.d.A.Millecaratteri possono essere naturali come mille punti,più surreali che razionali,ma non sfuggono all’eresia di Ippaso.Giocano con parole e percentuali,schemi e tabelle:assomigliano più a Mister José Mourinho che a Giulio Tremonti.Nel modello mediatico della società,nel quale viviamo,i numeri hanno un peso determinante come sognava il filosofo dell’Armonia.Per questo mi chiedi di affiggere quotidianamente in bacheca un commento dissacratorio e graffiante,irriverente e malizioso.Magari,qualche volta,dando semplicemente i numeri.